Approfodimenti

Cosa significa essere di destra o di sinistra? Una riflessione di Margherita Cogo

#tribunaelettorale  #statigeneralidonne 
la democrazia o è paritaria o non è democrazia
 
Una breve riflessione politica
 
C’è chi ritiene che destra e sinistra, dopo il crollo del “Muro di Berlino” siano scatole vuote,
c’è chi si definisce né di destra né di sinistra, chi si definisce di sinistra o di destra o di centro o progressista o riformista. Ma tutti subiscono e accettano la logica della globalizzazione e nessun partito sembra preoccuparsi di come i governi non siano in grado di governare il mercato, di come la logica del profitto sia predominante rispetto alle condizioni di lavoro e mi riferisco, in particolare, alle troppe esternalizzazioni, che abbassano i costi di gestione a scapito dei lavoratori, che vengono pagati meno e con diritti “ristretti”. E mi riferisco ai tanti enti pubblici che fanno un uso eccessivo di questo mezzo!
 
Sahra Wagenknecht, economista ed esponente del comitato nazionale di Die Linke, sostiene (Contro la sinistra neoliberale” ed. Fazi) che:
Sinistra ”era un tempo sinonimo di ricerca della giustizia e della sicurezza sociale, di resistenza di rivolta contro la classe medio-alta ed impegno a favore di coloro che non erano nati in una famiglia agiata e dovevano mantenersi con lavori duri e spesso poco stimolanti.
Essere di sinistra voleva dire perseguire l’obiettivo di proteggere queste persone dalla povertà, dall’umiliazione e dallo sfruttamento, dischiudere loro la possibilità di formazione e di ascesa sociale, rendere loro la vita più facile, più organizzata e pianificabile. Chi era di sinistra credeva nella capacità della politica di plasmare la società all’interno di uno Stato nazionale democratico e che questo Stato potesse e dovesse correggere gli esiti del mercato.”
Afferma, inoltre che “i partiti di sinistra, che fossero socialdemocratici, socialisti o, in molti paesi dell’Europa occidentale, comunisti, non rappresentavano le elite, ma i più svantaggiati.”
La Wagenknecht conia il termine di “sinistra alla moda” affermando che “l’immaginario pubblico della sinistra sociale è dominato da una tipologia, quale appunto la “sinistra alla moda”, in quanto chi la sostiene non pone più al centro della politica di sinistra problemi sociali e politiche economiche, bensì domande riguardanti lo stile di vita, le abitudini di consumo e giudizi morali sul comportamento 
 
Oggi le classi più svantaggiate hanno abbandonato la sinistra e sono catturate da forze populiste e conservatrici, che perseguono logiche di mercato e non hanno l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze sociali e di imporre regole che sappiano umanizzare la globalizzazione.
a cura di Margherita Cogo
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