Approfodimenti

25 novembre 2022: in ricordo di Ipazia d’Alessandria, martire della libertà di pensiero

Ipazia d’Alessandria, martire della libertà di pensiero

 

 

Ipazia rappresentava il simbolo dell’amore per la verità, per la ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo religioso tentò di soffocare la ragione“.

Margherita Hack

Nata fra il 355 e il 370 (c’è incertezza sulla data esatta) ad Alessandria d’Egitto, Ipazia è la prima donna matematica nella storia, oltre che importantissima filosofa ed astronoma, che ha combattuto per la sua autonomia di pensiero fino al martirio. Fondamentale nella sua formazione culturale e personale, il padre Teone, noto matematico e astronomo d’Alessandria, che, fin da giovanissima, la avviò allo studio della matematica, della geometria e dell’astronomia. Ipazia approfondì i suoi studi ad Atene e in Italia, oltre che presso la Scuola neoplatonica, di cui, all’età di 31 anni, ne assunse la direzione sfidando le norme e gli stereotipi culturali della sua epoca.

Donna di enorme cultura, fu maestra di pensiero, consigliera dei potenti, unica figura femminile ad essere rappresentata nel dipinto “La Scuola di Atene di Raffaello”. Scrisse trattati di matematica, compilò tavole astronomiche, si occupò anche di meccanica e di tecnologia applicata, formulò ipotesi sul movimento della Terra. Sebbene i suoi scritti siano andati perduti, probabilmente in uno dei tanti incendi che distrussero la biblioteca, o incorporati in pubblicazioni di altri autori, esistono buone fonti contemporanee delle sue opere in varie raccolte.

La sua opera più significativa è un commento in tredici volumi all’”Aritmetica di Diofanto” (II sec.), il “padre dell’algebra”, in cui Ipazia sviluppò soluzioni alternative a vecchi problemi e ne formulò di nuovi. Scrisse anche un commento in otto volumi a “Le coniche di Apollonio di Pergamo” (III sec. a.C.), dove inserì una raccolta da lei compilata di tavole astronomiche sui moti dei corpi celesti. Fu autrice con il padre di un commento in tredici libri all’”Almagesto di Tolomeo”, opera che raccoglieva tutte le conoscenze astronomiche e matematiche dell’epoca, nonché di un’edizione riveduta e corretta degli “Elementi di Euclide”.

Ammirata per la sua bellezza e la sua saggezza, Ipazia divenne, ben presto, un indiscusso punto di riferimento culturale dell’epoca, tanto da attrarre molti studiosi disposti ad affrontare lunghi viaggi per ascoltare i suoi insegnamenti. Una grande ammirazione che, purtroppo, la rese vittima della gelosia politica e dell’invidia del vescovo Cirillo che ne progettò il suo assassinio.

Era il mese di marzo, durante la Quaresima, del 415 d. C., Ipazia faceva rientro a casa dopo un incontro pubblico e la sua carrozza fu circondata da un gruppo di uomini che la trascinarono a forza fino alla chiesa del Cesareo. La spogliarono, la torturarono con cocci taglienti fino ad ucciderla; fecero a pezzi il suo corpo che poi bruciarono.

Ipazia per la sua intelligenza, il suo prestigio, la sua libertà e indipendenza fu vittima di un feroce femminicidio.

Il Comune di Napoli ha intitolato una strada dei Quartieri Spagnoli Via Ipazia d’Alessandria, in onore della filosofa e scienziata greca.

 

a cura di Maria Lippiello – Comitato Scientifico Stati Generali delle Donne, Coordinatrice della Regione Campania

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